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11/12/17

L'EDITORIA IN iTALIA SECONDO ME è COME TUTTO IL RESTO, CORROTTA.un paese così è morto, siamo una repubblica fondata sulla raccomandazione e con prodotti scadenti dovuti alla politica che tutto mangia

INTERESSANTE L'ARTICOLO CHE OGGI C'è SUL BLOG DI GRILLO,PERO' PER MIA ESPERIENZA PERSONALE, IO HO SCRITTO TRE ROMANZI,L'EDITORIA IN ITALIA è COME TUTTO IL RESTO CORROTTA.
Perchè dico questo,perchè se vuoi vendere il tuo prodotto ti devi vendere, ossia guardano il guadagno e non l'arte, non che il mio essere scrittrice voglia dire arte,ma almeno leggere e poi giudicare, invece ti arrivano offerte del tipo. di comperare tu il tuo libro per 100 copie che vuol dire minimo 1000 euro e poi loro te lo pubblicano, se hai successo allora ti ritirano le 100 copie da te comperate e via dicendo, sarebbe più onesto dire :noi di te ci occupiamo,ma devi pagare, va da se che se non hai soldi non  pubblichi nulla,poi c'è la parte politica che entra ovunque,ossia la raccomandazione, così mi sono trovata a leggere lo dico nel senso letterale della parola, dei cessi, andavo in biblioteca e trovavo nella bacheca principale testi di autori emergenti, così presa dalla curiosità ne ho letti parecchi, ebbene di emergente c'era la superficialità, la cattiva scrittura,il contenuto mediocre, e allora mi sono chiesta come fanno a farsi pubblicare delle cose così, l'ho capito quando mi ci sono avventurata anche io , adesso un paese così è morto, siamo una repubblica fondata sulla raccomandazione e con prodotti scadenti dovuti alla politica che tutto mangia

La trasparenza del sistema editoriale italiano

di Ruben Razzante, professore di Diritto dell'informazione
Il principio della trasparenza è un principio largamente assente nel mondo dell'editoria italiana. Si parla da sempre della mancanza di editori puri, cioè di soggetti che vivono di informazione, che studiano i modelli di business dell'informazione in altri Stati e cercano di riprodurli in Italia cercando di guadagnare con i mezzi di informazione, quindi senza coltivare interessi extra editoriali.
Queste figure di editori puri in Italia sono pressoché assenti, perché gli editori hanno storicamente utilizzato il mondo dell'informazione per perseguire altre finalità. Avevano altri business, avevano altre aziende in altri settori (bancario, assicurativo, edile), poi anche in quello politico. E quindi hanno utilizzato questi mezzi di informazione anche per perseguire obiettivi su altri tavoli. Questo inevitabilmente ha tolto obiettività all'informazione, ha tolto anche trasparenza perché non sempre i contenuti prodotti da questi giornali e poi anche dai mezzi radiotelevisivi, soprattutto dagli anni 90 in poi, riflettono principi di obiettività, di trasparenza, di interesse pubblico. sono spesso largamente influenzati da questi interessi extra editoriali.
Dal punto di vista legislativo stupisce dire che già negli anni ‘70 erano state fatte delle normative, per garantire per esempio che le banche non entrassero negli assetti proprietari dei giornali. Addirittura la legge bancaria del 1936, e poi una serie di delibere del comitato interministeriale per il credito e risparmio, vietavano alle banche di entrare nella proprietà dei giornali. Nonostante tutto invece i principali quotidiani sono stati e sono in parte tutt'ora condizionati dalle scelte che fanno le banche, e spesso sono le banche a influenzare le scelte editoriali a due livelli: sia perché con i rubinetti del credito e dei fidi inevitabilmente hanno un potere di vita o di morte su queste testate, sia perché i contenuti editoriali che riguardano le vicende a volte opache di queste banche non trovano uno spazio neutrale sui giornali.
Allora forse bisognerebbe che I lettori sapessero, ad esempio, che quando si affronta un argomento che riguarda la condotta delle banche nei confronti dei risparmiatori, il giornalista che se ne occupa non è sempre libero di raccontare la verità perché è condizionato da quelli che sono i grumi di interesse che si addensano attorno alla proprietà editoriale del suo quotidiano. E ancora la commistione con la pubblicità, la dittatura degli inserzionisti, che a volte sono le stesse banche. Ma è chiaro che gli inserzionisti prima di finanziare un contratto pubblicitario cercano di assumere delle garanzie rispetto a un trattamento ad esempio morbido che li riguardi. E quindi anche i contenuti editoriali che riguardano aziende che sponsorizzano la pubblicità sui giornali, che finanziano pubblicità sui giornali, sono notizie da prendere cum grano salis o comunque con tutte le accortezze del caso, perché risultano filtrate attraverso questi interessi pubblicitari.
Quindi è giusto fare un discorso diverso basato, per esempio, su incentivi che premino la qualità dell'informazione, cioè quei giornali che effettivamente si impegnano a garantire un certo livello di trasparenza, per esempio pubblicando sempre i riferimenti agli interessi editoriali del proprio editore. Ogni due o tre giorni o magari ogni settimana pubblicare per esempio in seconda pagina gli assetti proprietari e l'azionariato, tutto ciò che riguarda la proprietà del giornale, affinché il lettore leggendo degli articoli che riguardano queste aziende collegate alla proprietà del giornale, possa fare le sue valutazioni. E' un qualcosa che succede in Inghilterra, e succede anche in Germania. Ci sono degli esempi virtuosi che dimostrano che si può essere trasparenti e quindi garantire al lettore un'adeguata informazione anche su chi c'è dietro, cioè sui soggetti che sono interessati a far uscire determinati contenuti sui giornali. Considerare il singolo cittadino una sorta di stakeholder, cioè di portatore di interessi verso il giornale, l'emittenza radiotelevisiva, il canale informativo, sarebbe un segno di grande maturità democratica.
E’ giusto che il mondo dell'informazione si converta a questo principio della trasparenza, perché altrimenti il rischio è la disaffezione, la perdita definitiva di credibilità, e la sconfitta della democrazia dell'informazione, cioè quella democrazia che consente ai cittadini di esercitare i diritti garantiti dalla costituzione e dalle leggi vigenti proprio sulla base di una corretta informazione, che è la premessa per poter esercitare tutti gli altri dirittihttp://www.beppegrillo.it/2017/12/la_trasparenza_del_sistema_editoriale_italiano.html

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